La Caritas è un’associazione globale di individui e istituzioni che lavorano per aiutare i poveri. Lavorano per lo sviluppo materiale, spirituale e umano dei poveri, specialmente dei bisognosi lavorando anche per costruire un mondo più giusto e pacifico.
Per realizzare la nostra missione, adottiamo un duplice approccio: Caritas International lavora per lo sviluppo materiale, spirituale e umano dei poveri, specialmente dei bisognosi. Lavoriamo anche per costruire un mondo più giusto e pacifico. Per realizzare la nostra missione, adottiamo un duplice approccio. Il primo è operativo, con le nostre opere di carità e di sviluppo. La seconda è costruttiva, attraverso i nostri sforzi per coinvolgere il pubblico e aumentare la consapevolezza pubblica. Il seguente articolo spiega come puoi donare vestiti alla Caritas.
Hai dei vestiti che non indossi più e di cui vorresti disfarti? In Italia, esistono delle associazioni specializzate per la raccolta degli indumenti destinati alla beneficenza. A questo proposito, vediamo come donare i vestiti alla Caritas.
La Caritas è un’associazione religiosa presente ormai dal 1970 in tutta Italia. Rappresenta un punto di riferimento per donare i vestiti, nuovi o usati, in beneficenza consentendo di liberarsi degli indumenti che non utilizziamo più, supportando un’associazione umanitaria.
Cassonetti della Caritas: dove sono e come donare gli indumenti inutilizzati
Ci sono due modi per donare i vestiti alla Caritas: il primo è quello di portare il vestiario nei centri di raccolta e distribuzione della parrocchia della propria città, mentre il secondo prevede il deposito degli indumenti nei cassonetti gialli.
Solitamente questi cassonetti si trovano negli ecocentri delle città, vicino ai centri commerciali, o in prossimità di quelli destinati alla raccolta differenziata. Il materiale raccolto nei cassonetti gialli non viene donato direttamente alle persone bisognose, ma raccolto da alcune cooperative sociali, in cui lavorano persone svantaggiate.
Gli indumenti logori, in pessimo stato, vengono acquistati da aziende che li riducono in filati, producendo nuovi materiali tessili. Mentre i vestiti in buono stato vengono spediti in associazioni specializzate che si occupano dell’igienizzazione, della selezione e dell’invio del materiale ai mercati del terzo mondo.
Sono invece gli abiti donati direttamente ai punti di raccolta gestiti dalle parrocchie locali ad essere smistati, ordinati, igienizzati e destinati alle persone più bisognose.
Associazioni che ritirano abiti usati
Un italiano su 3 acquista più del necessario. E questo riguarda soprattutto i vestiti che tendiamo ad accumulare nei nostri armadi, indossandoli di rado o quasi mai. Ultimamente, sulla scia del minimalismo, sta spopolando una nuova “moda”: il decluttering.
Si tratta di una tecnica che permette di liberarsi del superfluo che apporta innumerevoli benefici a livello psicologico.
Liberandosi, ad esempio, di uno scatolone di vestiti inutilizzati, ci si sentirà immediatamente più leggeri, aperti e soddisfatti di aver compiuto una buona azione. In Italia esistono tantissime associazioni, oltre alla Caritas, che si occupano di riciclo sostenibile del vestiario, tra cui:
- Humana: People To People
- Croce Rossa Italiana
- Comunità di Sant’Egidio
Si tratta di enti che dispongono di punti di raccolta fissi e che hanno come obiettivo il riciclo sostenibile degli indumenti inutilizzati.
Molte di queste associazioni, laiche o religiose, operano sia a livello locale che internazionale, supportando ad esempio i profughi di guerra o le persone bisognose vittime di circostanze spiacevoli. Il processo è quello del ritiro, della selezione e della trasformazione in un nuovo prodotto per uno scopo benefico.
Ad esempio, Humana: People To People è un’organizzazione umanitaria danese che sostiene progetti di sviluppo nel Sud del mondo. In Italia, esistono dei contenitori appositi in cui poter donare vestiti, scarpe, zaini, biancheria, tessuti per la casa. Si riconoscono attraverso il logo ufficiale.
Una parte di queste donazioni verrà rivenduto in uno dei punti vendita di seconda mano presenti a Roma, Bologna, Milano e Torino, mentre la restante parte verrà inviata in Africa o riutilizzata come nuova fibra tessile.